La cicuta maggiore Conium maculatum
Tra le piante velenose la peggiore in assoluto è la cicuta maggiore (Conium maculatum, erbacea appartenente alla famiglia delle Apiaceae. Questa pianta, nota anche come cicuta, ha una grossa radice carnosa di colore bianco. Si riconosce con facilità, anche per via del suo odore sgradevole, che ricorda l’urina del gatto o del topo, specie quando il fusto viene spezzato. Il fusto può raggiungere anche i due metri di altezza. Ha l’interno cavo, la superficie glabra ed è segnato per tutta la sua lunghezza da macchie color rosso vino. Le foglie sono di grandi dimensioni, in media 50 cm di lunghezza e 40 di larghezza. La loro forma è triangolare, e sono suddivise al loro interno in tante piccole foglioline. I fiori fanno la loro presenza sulla pianta a partire dal secondo anno. Sono bianchi e hanno l’infiorescenza a ombrella. Il periodo di fioritura è compreso tra i mesi di aprile e agosto. E’ una pianta velenosa molto comune nelle nostre campagne. Predilige i luoghi più freschi, ad esempio i bordi delle siepi o dei boschi, e nei pressi dei fiumi. La popolarità della cicuta rispetto alle altre piante velenose è dovuta alla sua introduzione nella Grecia antica. Qui veniva infatti usata per somministrare la pena di morte tramite avvelenamento. La più illustre vittima da avvelenamento da cicuta fu il filosofo Socrate. I rischi della cicuta maggiore L’elevata velenosità della pianta è dovuta alla presenza di ben 5 alcaloidi, ossia: la coniina, la conidrina, la pseudoconidrina, la metilconicina e la coniceina. Questi alcaloidi tossici provocano dei sintomi d’avvelenamento tipici di questa classe di neurotossine. Questi consistono in: forte salivazione, intenso tremore muscolare, spasmi diffusi, morte per collasso respiratorio. Se l’avvelenamento diretto è un’ipotesi piuttosto rara, anche per via dell’odore nauseabondo che ha la pianta, molto più frequenti sono i casi di avvelenamento indiretto. Ad esempio un uccello come la quaglia può mangiare la cicuta ed accumularne i principi tossici nella propria carne. Un altro dei rischi legati alla cicuta è che questa, così come altre specie simili, può essere pericolosamente confusa con piante comuni non velenose. Un esempio sono il prezzemolo selvatico (da cui il nome comune di falso prezzemolo) o il cerfoglio.