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WATCH OUT TO POISONING! - L’agrifoglio

 

 

 

La belladonna Atropa belladonna

La belladonna (Atropa belladonna) è una pianta da fiore, appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Di questa stessa famiglia fanno parte altre più conosciute come pomodori, melanzana, peperoni, patate. La belladonna fa parte di quell’insieme di piante velenose di tipo perenne. Ha un grosso rizoma da cui diparte un fusto robusto e ramificato, che può arrivare fino a 1,5 metri di altezza. Le foglie sono semplici, dotate di picciolo, di forma ovale-lanceolata. Ha un odore sgradevole, causato da peli ghiandolari presenti sia nel fusto che sulle foglie. Questa pianta velenosa fiorisce durante l’estate. I fiori sono a forma di campana di colore viola scuro. I frutti sono delle bacche nere e lucide di piccole dimensioni e rappresentano il maggiore rischio di avvelenamento per l’uomo. Hanno infatti un aspetto invitante e addirittura un sapore gradevole. I rischi della belladonna L’ingestione dei frutti provoca una grave sintomatologia, che inizia con la diminuzione della sensibilità. A questa si associano forme di delirio psicotico e sete fortissima seguita da vomito. Nei casi di avvelenamento più grave possono esserci convulsioni, disturbi cardiocircolatori, paralisi respiratoria e quindi morte. Questi effetti sono dovuti alla presenza di alcaloidi come l’atropina, la scopolamina e l’iosciamina, che la pianta sintetizza nelle radici e poi trasloca nel resto della pianta, specie nei frutti. I soggetti più a rischio sono i bambini, che possono confondere le bacche di belladonna con quelle del mirtillo. Per via della sintomatologia che provoca, la belladonna è conosciuta anche come erba delle streghe e il suo uso è associato a riti satanici. L’intossicazione da belladonna deve essere trattata con un’immediata lavanda gastrica e carbone attivo, che servono per eliminare presto il veleno. Per rallentarne quantomeno l’assorbimento è opportuno somministrare sedativi o effettuare bagni freddi, che mitighino l’ipertermia a cui si va incontro. Per fortuna nel nostro Paese è considerata una specie rara, che ritroviamo in boschi e radure dalla pianura fino ai 1400 metri. La Sicilia è una delle regioni dove la pianta è più presente ed è conosciuta con il nome di sulatra. La belladonna, pur essendo annoverata tra le piante velenose, se ben trattata, viene usata in fitoterapia. Le foglie, infatti, hanno diverse proprietà terapeutiche, quali antiemorroidari lenitive ed antimuscariniche.